mercoledì 23 luglio 2008

Nessun dove

Una graphic novel di quelle che avvalorano la mia teoria che, dopo la saga di Sandman, ben poco di quello che ha scritto Neil Gaiman è di qualità eccelsa. In realtà, questa non è nemmeno una graphic novel di Gaiman, ma un adattamento a fumetti del suo romanzo, che porta lo stesso titolo. Romanzo che non ho letto e di cui quindi non posso parlare. parlerò un po’ del fumetto. Scrive Mike Carey nella sua introduzione che il suo lavoro di adattamento non è stato facile, soprattutto perché il libro e il fumetto parlano due linguaggi completamente diversi. Da quanto leggo, nel romanzo c’è il classico narratore impersonale e onnisciente, che in un fumetto proprio non ci sta, a meno di non volerlo far sembrare una parodia di quelli degli anni Settanta, in cui un narratore invisibile spiegava passo passo nelle didascalie quello che succedeva nelle varie tavole, aggiungendoci anche qualche commento di colore, del tipo “Nella notte oscura una figura sinistra avanza spedita…” ecc. Per questo motivo, Carey sceglie di far narrare la storia al protagonista, in una sorta di ricordo verbale di quello che le immagini stanno raccontando nel presente. Il che non è niente male, come espediente narrativo. Altra cosa che vale la pena di segnalare sono le tavole di Glenn Fabry, che si armonizza bene sia con la storia di Gaiman che con l’adattamento di Carey, deliziandoci con minuziosi particolari, soprattutto nei variegati personaggi che si incontrano nella storia. Purtroppo però, per quanto io mi sforzi di allungare il sugo, mi devo fermare qui. Sono costretto a confessare che questa prima parte è il risultato di una spremitura in cui ho cercato di tirare fuori tutto il buono di questa opera. Il resto, ahimé, non è niente di che. Per chi non conosce il fumetto fantasy, è una storia graziosa, ricca di personaggi interessanti, alcuni dei quali divertenti citazioni da altre opere letterarie. Anche la città di Londra è ben caratterizzata, e mostra degli aspetti particolari. Ma chi sa cosa siano altre opere di Gaiman, arriva alla fine aspettandosi ancora quell’exploit che invece non ci sarà. È questo il guaio di chi arriva lassù in cima: vuoi o non vuoi, quello che c’è attorno sarà sempre più basso, da ora in poi. Ne ho lette parecchie, di storie di Gaiman, ma oltre Sandman, e le due miniserie di Death che ne sono parenti strette, solo “Mistero celeste” l’ho trovata veramente all’altezza. Chissà, magari prima o poi ritroveremo quel Neil Gaiman che ha raccontato la storia di Sogno e della famiglia degli Eterni. C’è sempre speranza.

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