sabato 19 luglio 2008

Ricordi

È notte, ormai. Alcuni la chiamano sera tardi, altri mattina presto. Secondo me si chiama solo notte, che tu stia uscendo o rientrando, non cambia il colore del cielo scuro, la luce dei lampioni, il silenzio. Ho appena finito di rivedere un film in dvd, anzi due, veramente. Non avevo sonno, come capita troppo spesso, e non ne ho neanche adesso. Alcuni pensieri si scontrano all’interno della mia testa, cozzando tra di loro e contro le pareti. Ricordi, per lo più. Ricordi scatenati da questi due film, soprattutto dal secondo. Il titolo, dite? Beh, se ve lo dico dovrete avere la pazienza di alcune spiegazioni. In fondo, ho una reputazione da difendere. Il film in originale si intitola “The eternal sunshine of the spotless mind”, ma nella versione italiana gli è stato dato un titolo del tutto diverso, che preferisco evitare di dire. La traduzione letterale è molto più interessante: ‘La luce eterna della mente immacolata’. Com’è possibile che io abbia un dvd del genere? Beh, mi è capitato di passare dal negozio di dischi e di vedere un’offerta molto conveniente se si acquistavano tre dvd della stessa casa di produzione, e tra i titoli che c’erano ne ho scelti due che mi interessavano di più, e come terzo ho preso questo, per riempire il buco. Sapevo in partenza che non doveva essere niente di che, una commediola all’americana buona per passare un’ora e mezza quando non hai proprio nient’altro da fare. Stasera l’ho rivisto. Non so cosa mi abbia portato a farlo. In fondo, è sempre stato lì, insieme a tutti gli altri, e guardo un dvd praticamente ogni sera. Il film era lo stesso di come lo ricordavo. Ma stavolta mi ha fatto pensare. Erano le stesse immagini, gli stessi attori, le stesse parole, la stessa musica. Cavolo, erano perfino lo stesso televisore, la stessa poltrona e la stessa stanza. Quindi, l’unica soluzione è che quello diverso ero io. Già. A volte rimaniamo uguali per anni interi, altre cambiamo parecchie volte al giorno. Ma tutti, anche quando non sembra, cambiamo. La storia del film non è niente di che. Cosa puoi fare quando la persona con cui stai ti lascia? La “Lacuna” ha la risposta: la puoi cancellare dalla tua mente. Vai da loro, gli porti ogni oggetto che ti ricorda di lei o di lui, ti fanno una mappa del cervello, poi torni a casa, ti addormenti, e la mattina dopo ti svegli senza che quella persona esista più, per te. Può sembrare un’idea geniale, no? Hai la possibilità di una nuova vita, di superare la separazione senza sofferenza. Puoi liberarti letteralmente della persona che ti è diventata antipatica, ostile, insopportabile, odiosa. Molti pagherebbero per avere questa opportunità. Ma è davvero così? È tutto così semplice? No, io credo di no. La conclusione del film (banale, se vogliamo) è che è facile cancellare una persona dalla propria mente, ma non lo è altrettanto cancellarlo dal cuore. Potrei essere d’accordo. Lo sarei se fossi convinto che il depositario dei sentimenti è il cuore. Nella nostra cultura (nostra nel senso umana), chissà per quali antiche credenze, siamo portati a identificare alcune qualità con degli organi interni. Mi sono sempre chiesto, durante i miei studi, perché alcuni organi siano stati scelti per questa identificazione e altri no. È facile capire perché il cervello rappresenti l’intelligenza. Posso anche capire perché il cuore sarebbe il depositario dei sentimenti, visto che questi, in genere, influenzano la frequenza cardiaca. Non ho mai capito perché il coraggio dovrebbe stare nel fegato e l’indifferenza nello stomaco, ma non è questo il punto. Si diceva come sarebbe difficile cancellare una persona dal proprio cuore. In realtà, anche i sentimenti sono manifestazioni del pensiero, e quindi stanno nel sistema nervoso centrale. In altre parole, si ama con il cervello, non con il cuore. Ma se fosse davvero possibile eliminare ogni traccia di una persona dal proprio cervello, sarebbe davvero un bene farlo? Mentre guardavo il film, mi sono tornate in mente delle persone che avrei potuto ‘cancellare’, e dopo un po’ che ci pensavo, mi sono reso conto che non l’avrei fatto. Mai, in nessun caso. Perché sarebbe un male ancora più grande. Una persona può ferirti, farti del male, spingerti ad odiarla. Ma se nel contatto con quella persona c’è stato anche solo un momento felice, allora valeva la pena di incontrarla. Vale la pena custodire questo ricordo. Troppo spesso siamo portati a isolare i momenti difficili, le esperienze brutte e le azioni cattive. Questo perché tutti noi crediamo di avere diritto al meglio, nella nostra vita. E queste cose le vediamo come un’ingiustizia subita. Ma è sbagliato. Dovremmo essere capaci di vedere anche le cose positive, anzi soprattutto quelle. Un sorriso regalato, una carezza sul viso, un bacio, anche solo accennato, anche solo rubato. Sono cose di un valore inestimabile. Cose preziose. Dovremmo saper riconoscere la vita in ogni respiro, in ogni gesto, in ogni parola. Anche quando tutto ci sembra andare male, non dovremmo mai farci pena. Perché tutto sommato, poteva andare molto, ma molto, peggio di com’è andata. Ricordo una frase: “Esiste anche un modo di amare in cui è sufficiente restare a contemplare il proprio amore”. Essere capaci di gioire per aver provato qualcosa di così grande, grazie a quella persona. Non importa se ci ha rifiutato, se stava con un altro, se ci ha preso in giro e poi ci ha lasciato. Ci ha fatto provare questo sentimento, e di questo dovremmo essere grati. Questi ricordi vanno custoditi e protetti come un tesoro, insieme a tutti quegli altri che sono spiacevoli. Perché anche questi ultimi servono. A rafforzarci, a farci maturare, a farci crescere. A farci cambiare. A volte in meglio, altre in peggio. No, il buio, il vuoto, il nulla, non saranno mai una buona soluzione.

2 commenti:

veronica ha detto...

belle queste parole. potrebbero aiutarmi in questo momento...ma sono troppo codarda per rischiare di soffrire.

Adryss ha detto...

Lo so che la sofferenza non è piacevole... e nessuno può sapere se sia giusta o sbagliata... forse bisognerebbe trovare un modo per imparare le stesse cose senza soffrire... epuure, uno scopo deve pur averlo. "Non vi dirò non piangete, perchè non tutte le lacrime sono un male".