mercoledì 22 ottobre 2008

Zero girl

Un’altra storia, un’altra valanga di emozioni, sia stilistiche che concettuali. Ve ne ho già parlato quando ho scritto il post su “Segreti”, decimo volume della collana “Le leggende di Batman”. In “Zero girl” ci sono tutti gli accorgimenti tecnici, stilistici e narrativi che fanno di Sam Kieth il grande autore di fumetti che è. Tavole impostate in modo visionario, tagli in diagonale, contrasti cromatici estremi, figure stilizzate fino al limite del caricaturale, tratti pastosi e sfumature ceree, architetture minuziose. C’è tutto. Allora perché parlarne di nuovo? In effetti, non c’è motivo di tessere in continuazione le lodi dei grandi, soprattutto ripetendo sempre le stesse cose. Per questo stavolta voglio parlare più della storia che di tutto il resto. Fondamentalmente, sono due i temi che permeano questa storia: l’Adolescenza e l’Amore. E come separare le due cose, visto che i primi concetti di quello che può essere definito amore si delineano proprio in quell’enorme istante di vita che è l’adolescenza? Ci siamo passati tutti. Per alcuni è stata una tranquilla passeggiata nel parco (pochi), per altri un percorso di sopravvivenza in condizioni estreme (molti). C’è anche chi l’ha vista svanire sotto i propri occhi, sgusciare via tra le dita come sabbia troppo fine per essere trattenuta, sbriciolata sotto il peso di responsabilità incombenti e di un terribile quanto inarrestabile processo evolutivo che viene espresso dal verbo ‘crescere’. Alcuni crescono troppo in fretta e troppo presto. Gli altri, desiderano farlo. Non ci sono regole nell’universo dell’adolescenza, ognuno va avanti senza bussola e senza carta, alla ricerca di rotte che spesso non esistono, di isole irraggiungibili, e in balia di venti incontrollabili. Uno di questi venti si chiama Amore. Parola grossa da abbinare ad Adolescenza. Chiunque si senta abbastanza maturo da esprimere giudizi gratuiti, ti dirà che quello che si prova a quell’età non è certo amore. Cotta, infatuazione, desiderio, curiosità, ribellione. Tutte parole che vanno benissimo, ma amore no. Se poi però chiedi loro di spiegarti una buona volta che cos’è l’amore, nessuno ci riesce. Chissà che non sia proprio quello che si prova a quindici anni, l’Amore.

Amy è un’adolescente con una situazione particolare: in una parola si può dire che è sola. Tim è il suo tutore scolastico con una situazione particolare: è solo. Lui è convinto che gli può andare bene così, lei deve obiettare per partito preso. Ci sarà un motivo se Amy fa di tutto per provocare gli istinti dell’insegnante, mostrandosi disponibile ai limiti dell’indecenza. Cosa vuole davvero? Che lui la rifiuti? O che la accolga? Forse nemmeno lei lo sa con certezza. Ma il motivo? Oh, su quello non ho dubbi. Io con le parole mi ci diverto, ci gioco, ci passo il tempo, mi ci consolo. Potrei scrivere un centinaio di frasi per descrivere l’Amore, ma nessuna di queste si avvicinerebbe anche solo lontanamente al concetto di definizione. Non sono uno di quelli cresciuti che hanno le risposte. Preferisco farmi le domande. Per questo non ho idea di come ‘definire’ l’amore di Amy e Tim, anche se potrei descriverlo (e non lo farò). Però so che è questo che spinge lei ad attaccarsi a lui e lui ad allontanarsi da lei. Tutti gli amori sono veri, anche quelli di quindici anni.

Nel minestrone ci potremmo mettere anche un po’ di sovrannaturale (che in una storia a fumetti ci sta di lusso), un’eterna lotta tra Bene e Male (qui sono cerchi e quadrangoli, ma non importa), una sana dose di bullismo femminile violento e cattivo (che ci dà quel sapore sociologico – esistenziale che fa piacere) e una spruzzata di autobiografia (Amy è Sam Kieth e Tim sua moglie, anche se le due vicende finiscono in modi diametralmente opposti) che ci viene spiegata nella postfazione dallo stesso autore e che solletica il nostro palato di intenditori di fumetti. Il piatto è pronto. Chi vuole gustarsi un vero fumetto, non ha che da sedersi alla tavola imbandita di Sam Kieth. Se invece volete tirare avanti con maxisaghe supereroistiche da fast-food di quart’ordine, avete solo l’imbarazzo della scelta. C’è tanta di quella merda, disegnata in giro, da potervici ingozzare fino a strozzarvi. Ma non voglio fare nomi, non è educato sparlare della Marvel comics... Oooops... mi è scappato!

2 commenti:

Fra ha detto...

Ora lo ordino...mi piace molto lo stile di Kieth e la storia mi sembra ben costruita
Un abbraccio
Fra

Adryss ha detto...

Sì, è un autore straordinario, vale veramente la pena di leggere le sue opere. Baci, ^_^