sabato 9 gennaio 2010

[Prototype]

Non c’è dubbio che molti videogiochi d’azione nascano dal tacito desiderio che ognuno di noi ha di sfogare le proprie pulsioni istintuali. Una grossa fetta del panorama videoludico, sia presente che passato, è rappresentata infatti da giochi in cui o si spara, o si picchia. Spesso, tutte e due le cose. E anche giochi in cui la fanno da padrone l’esplorazione e la risoluzione di enigmi e rompicapo, c’è sempre un qualche elemento combattivo a intercalare le altre scene. Questo perché uno dei motivi per cui molti di noi si mettono davanti a una console di gioco è quello di provare emozioni che nella vita reale ci sono negate, con la tranquillità non solo che è tutta una finzione (per quello c’era già il cinema), ma anche che possiamo spegnere e ricominciare quando vogliamo, senza trascurare la possibilità di interagire che altri strumenti di intrattenimento diversi dal videogioco non hanno. Il mondo dell’alta definizione ha portato all’apoteosi questi concetti, tanto che oggi si possono vivere anche i dettagli più cruenti e realistici (lo schizzare del sangue, i suoni di ossa fratturate, le grida di chi viene colpito da proiettili, ecc.). Per cui, non c’è dubbio che il desiderio di scaricare la tensione della vita di tutti i giorni, lo stress del lavoro e delle relazioni interpersonali facciano sì che ogni tanto fare a pezzi un bel po’ di avversari nella maniera più violenta possibile sia un piacevole passatempo. Però si corre il rischio di cadere nell’annoso problema del ‘visto uno, visti tutti’, ed è indubbio che parecchi giochi d’azione siano piuttosto ripetitivi e monotoni, limitandosi a picchiare e uccidere nemici su nemici, proseguendo su una strada che porterà all’immancabile scontro finale col supernemico.

Tuttavia, non tutti i giochi sono così. A volte se ne trovano alcuni che, pur avendo come modalità principale di interazione il combattimento, corpo a corpo o con armi da fuoco di ogni tipo, prevedono anche una trama ben articolata e coinvolgente, una ampia variabilità di scelte nelle azioni da compiere, e la possibilità di dedicarsi a sfide aggiuntive mentre si procede nella storia principale. Tutto questo, in sintesi, è [Prototype].
Alex Mercer si risveglia sul tavolo di un obitorio, ha i vestiti sporchi di sangue e non ricorda come sia arrivato lì. Ad un tratto, viene assalito da un violento impulso di memoria, e rivive uno scontro con una pattuglia di militari che, apparentemente, lo uccidono. Subito dopo, un altro flashback lo colpisce, e Alex vede il suo corpo trasformarsi in modo inquietante, acquisendo capacità distruttive micidiali. Aggirandosi per una New York assediata dai militari e minacciata da misteriose e orribili creature di vaga fattezza umana, Alex deve scoprire cosa è successo a lui e alla sua città. Poco a poco, si scopre che Alex è vittima di un virus, lo stesso che si sta diffondendo per New York messa in quarantena dai soldati, che gli conferisce straordinarie caratteristiche fisiche, dalla quasi totale invulnerabilità alla forza sovrumana, fino alla capacità di trasformare il suo corpo in micidiali armi. Ma le ragioni che stanno dietro a questa misteriosa infezione e al suo cambiamento, sono tutt’altro che chiare. Così, Alex vuole scoprire i responsabili di quello che sta succedendo, rimettendo insieme i pezzi di un complicato puzzle, che nasconde molti più segreti di quanti egli stesso pensi, in quanto le persone coinvolte, lui per primo, si riveleranno ben diverse da quello che si pensava. Alex ha infatti acquisito anche la capacità di ‘consumare’ esseri viventi, estraendone non solo l’energia vitale, ma anche i ricordi e le sensazioni. Così, braccato dai militari e minacciato dagli infetti, Alex cerca di rimettere insieme una fitta trama di intrighi e correlazioni, trovando e consumando decine di persone. E quando un essere di questo tipo si mette in moto, è molto difficile riuscire a fermarlo.

Mi sembra scontato parlare della spettacolarità delle ambientazioni, dei movimenti, e della cura dei dettagli, come pure delle possibilità di evoluzione del personaggio, quindi non lo farò. Dirò soltanto che chi ha voglia di un po’ di sana azione, con buone dosi di violenza e massacri, ma non vuole rinunciare al piacere di una trama molto ben sviluppata e intricata, potrebbe divertirsi molto con [Prototype].

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