martedì 17 agosto 2010

Casi violenti

Neil Gaiman e Dave McKean sono due grandi del fumetto internazionale. Ma come tutti i grandi, anche loro hanno avuto un principio, e si dà il caso che il principio (o quasi) di questi due sia proprio questa storia. Gaiman era un giornalista alle prime armi, McKean un illustratore che iniziava a mostrare il suo portfolio in giro, stiamo parlando di circa venticinque anni fa, ed era l’Inghilterra in cui fiorivano artisti del calibro di Alan Moore e Bill Sienkiewicz. Si conoscono per caso, reclutati dalla stessa rivista che conoscerà una fortuna alquanto misera, e si scoprono entrambi convinti che il fumetto può essere un mezzo di comunicazione ben più potente e ‘adulto’ di quanto non fosse stato fino ad allora. Così cominciano a pensare, e nasce l’idea di realizzare e pubblicare su “Escape” una storia breve, che alla fine tanto breve non si rivelerà, crescendo da cinque a quarantaquattro pagine in corso d’opera. Questa storia è “Casi violenti”.

La storia non è altro che la rievocazione di un incontro avvenuto durante l’infanzia del narratore, tra lui e un osteopata che dice di essere stato al servizio di Al Capone. Come spesso accade con la memoria, alcuni ricordi sono confusi e sfumati, altri precisi e nitidi, e tutti vengono filtrati dalla mente di un bambino con la sua personalissima scala di valori e significati. Così, l’Inghilterra degli anni Sessanta si alterna con L’America degli anni Venti, quelli del proibizionismo e dei gangster, e le due realtà poco a poco si fondono, fino a formare un affresco indistinto che è una sentita e profonda riflessione sul concetto di Male.

In parte memorie dell’infanzia, in parte ricostruzioni di un’epoca violenta che ha segnato la storia, il tutto legato da un’alchimia magica che trascende il tempo e lega in frammenti con fili tanto resistenti quanto impercettibili. Un’opera che è capace di evocare sentimenti e sensazioni inusuali in modi altrettanto inusuali. La narrazione di Gaiman si amalgama alla perfezione all’illustrazione innovativa e avveniristica (per l’epoca) di McKean in un sodalizio che non solo la rende ancora adesso un’opera di grande pregio, ma che getta le basi per tutti quelli che saranno i lavori futuri dei due artisti, sia insieme che separatamente. Da quest’opera nasceranno cose come “Sandman”, “Cages”, “Mr. Punch”, e tutto quello che in questi ultimi venticinque anni, i due autori sono stati capaci di produrre, anche solo per aver rappresentato il punto di inizio di tutto questo non possiamo esimerci dall’obbligo di leggere e apprezzare questa graphic novel.

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